“I SOGNI SEGRETI DI WALTER MITTY”: MEGLIO VIVERE DI REALTÀ CHE DI FANTASIA

Le immagini, spesso, raccontano più di tante parole.
Per Walter Mitty, dipendente della rivista fotografica Life come addetto all’archivio e allo sviluppo dei negativi, sono diventate da ormai sedici anni lo scopo del suo lavoro e si sono conquistate uno spazio importante nella sua vita.
Ma è una vita tutta da comprendere e raccontare, la sua: un mosaico di momenti “zoomati” e fantasiosamente messi a fuoco da una mente creativa, immersa in un continuo ed avventuroso viaggio.
Al giovane ed operoso Mitty capita spesso, infatti, di estraniarsi dalla realtà: il suo sguardo piano piano si smarrisce, perso a fissare nel nulla e, in quegli istanti di oblio, vive brevi e tanto intensi quanto improbabili sogni, quasi mettesse più volte in pausa il film della sua esistenza, lanciandosi nel suo speciale e personalissimo volo pindarico.

Nel frattempo, tra una bizzarra immaginazione e l’altra, la società per cui egli lavora è protagonista di una doppia e significativa trasformazione: ai “piani alti” sta infatti avvenendo il passaggio di testimone tra la vecchia proprietà e la nuova, con l’ascesa al comando di un gruppo dirigenziale che licenzierà gran parte dei dipendenti  e, contemporaneamente, si sta attuando la totale digitalizzazione della rivista (diventerà “Life online”). Prima che questa venga completata rimane però ancora da pubblicare l’ultimo numero cartaceo: un’edizione speciale, la cui copertina sarà costituita dall’emblematico scatto numero “25”, il più importante dei negativi che sono stati inviati in redazione dal qualificato fotografo Sean O’Connell per essere sviluppati.
E’ grande pertanto lo stupore di Mitty, al momento dello sviluppo di quell’importantissimo rullino, ricevuto tramite la posta insieme ad un portafoglio regalatogli proprio da O’Connell  (suo grande estimatore) quando, inspiegabilmente, il famigerato numero “25”, che nella lettera di accompagnamento al plico è stato indicato dal fotografo stesso come la «quintessenza della vita», non si trova: lui, che in sedici anni ha sempre portato a termine ogni compito commissionato con estrema puntualità e precisione, ora deve trovare  quell’importante scatto, stretto nella morsa del tempo e schiacciato dalle pressanti insistenze del nuovo direttore.
Impossibile che sia andato perso tra le altre carte ordinate dell’ufficio. Probabilmente è stato nascosto di proposito dal fotografo per stimolarne la ricerca, quasi una sua personale e finale sfida.
Per l’intraprendente Walter inizia dunque l’inevitabile viaggio in cerca dell’esperto O’Connell per riuscire a recuperare quella ultima piccola tesserina del suo personale mosaico in bianco e nero, così da poter consegnare al proprio capo l’immagine catturata da quell’ineguagliabile obbiettivo.
Si apre per il buon Mitty, che fino ad ora aveva viaggiato soltanto con la mente, un nuovo mondo: seguendo alcuni indizi trovati negli altri scatti gi sviluppati (aiutato anche da una giovane collega, di cui è segretamente innamorato, che rimane in contatto con lui telefonicamente), segue come un segugio le orme e gli spostamenti dell’abile fotografo, con un viaggio emozionante ed intenso: raggiunge prima la Groenlandia, poi le terre di Islanda e finisce addirittura per scalare l’Himalaya; quando giunge poi in Afghanistan, incontra finalmente Sean O’Connell, che di Walter ha sempre apprezzato l’impegno, la dedizione e l’attenzione per il lavoro: si scopre allora che lo scatto numero “25”, che per espressa volontà del  fotografo deve finire sulla copertina di Life, era stato inserito, quasi come una beffa, in quel portafoglio di pelle che accompagnava, come regalo, l’ultimo rullino.

Tornato a casa, trova infatti lo scatto avvolto in un pezzo di carta proprio nel portafoglio, che lui aveva buttato e che, fortunatamente,  era stato recuperato nell’immondizia  dalla madre, che del figlio ama conservare tutto: Mitty lo consegna, senza aprirlo, al direttore della rivista (che, nel frattempo lo aveva già licenziato). Soltanto il giorno della pubblicazione dell’ultimo numero della rivista vedrà per la prima volta quella foto, passando per caso vicino ad un’edicola, direttamente sulla sua copertina: e, con stupore, vede che sopra c’è proprio  lui, lavoratore instancabile che non si arrende mai, catturato dall’obbiettivo del grande fotografo mentre, seduto su una fontana, è intento a trovare qualche indizio proprio per trovare quello scatto.

E’ proprio vero, molte volte le immagini valgono più di tante parole e sanno raccontare la realtà in modo molto più vivo e diretto.


Quella di Walter Mitty è una storia coinvolgente. Una storia che, al suo epilogo, porta inconsapevolmente il pubblico (quello vero) alla riflessione. Perché il significato della pellicola, in fondo, è profondo e va compreso in pieno per poter essere apprezzato come merita.
Devo ammettere che, dopo aver letto nella rete i primi commenti al film e dopo averne sentiti in giro altri, era diventato forte in me il desiderio di comprare un biglietto per vedere anche io “I sogni segreti di Walter Mitty” e formarmi una mia idea personale.
Ora, dunque, ce l’ho fatta: approfittando anche nel frattempo del buio della sala per rubare qualche pop-corn alla mia vicina (non agitatevi, ci conosciamo), ho gustato veramente con piacere tutti i 125 minuti.
Colpisce molto la personalità di Walter ed il rapporto che si è andato a creare con il suo particolare lavoro: proprio come per il ruolo che occupa nella redazione della rivista, ossia lo sviluppo dei negativi che regolarmente gli vengono recapitati, la sua mente è inconsciamente condizionata ed è anch’essa portata a sviluppare: a sviluppare, sulle ali della fantasia, gli istanti che ogni giorno vive.

La voglia ed il forte desiderio di scoprire ciò che non si conosce muovono il protagonista a sfidare l’ignoto: si lancia, solitario, in un viaggio incredibile ma del tutto reale e concreto nonostante la sua singolarità. Un viaggio destinato ad aprire per lui le strade della vera conoscenza e a lasciare un po’ più lontano quel mondo interiore di immagini e di irrealizzabili desideri che lo aveva accompagnato per tanti lunghi anni e che, a pensarci bene, è stato presente in tutti noi.
«Avventuroso, baldo e creativo» si era definito Mitty in uno dei suoi sogni ad occhi aperti e, forse, questi sono gli aggettivi che meglio definiscono quel piccolo, grande esploratore che gradualmente impara ad apprezzare la bellezza della vita reale e a comprenderne il significato autentico. E che chiude a chiave nel cassetto i suoi segreti sogni.

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