“BIRD BOX”: LA FORTUNA È BENDATA

In Bird Box, lo spettatore osserva da vicino la difficile prova di sopravvivenza di un gruppo di (s)fortunati inizialmente scampati a un destino assurdo, improvviso e inspiegabile. La minaccia, forse inesauribile, è rappresentata da alcuni fenomeni paranormali che si manifestano nel mondo esterno: assistervi o cedere ai loro richiami illusori vuol dire perdere istantaneamente ogni possibilità di restare in vita, e di cercare di conseguenza una via verso la salvezza.

Guardando, in poche parole, chi non può guardare ciò che gli accade intorno, entriamo già dalle prime battute del film nel vivo dell’azione, capendo presto che la suspense sarà la regina delle strategie emotive nelle due ore di visione. In mezzo a un equilibrato gioco di salti tra passato e presente, continui ma mai esasperanti, la storia prende la piega che ci si potrebbe aspettare già dall’inizio:
a) non esiste sopravvivenza (generale) senza sacrifici (individuali),
b) non tutti potranno arrivare alla fine, se una fine ci sarà.

Così, dalla spontanea istituzione di una piccola ma variegata comunità, nata essenzialmente grazie alla fiducia tra sconosciuti, e dalla negazione all’attaccamento verso i luoghi fisici (Questa casa è solamente un posto…), entrambi elementi indispensabili per fronteggiare i pericolosi ostacoli del caso, si arriva gradualmente a una situazione precisa: per salvarsi, diventa centrale la figura materna, soprattutto perché forte del suo innato senso di protezione e del rapporto di fiducia che questa è in grado di creare.

Nella composizione, grande nota di pregio è rappresentata dall’importanza riservata sia alla componente dialogica sia alla dimensione psicologica, che insieme ci suggeriscono la derivazione romanzesca della pellicola e si sposano in modo straordinario con lo scorrere delle azioni durante la storia. Uno scorrere che, metaforicamente, è parallelo al viaggio della zattera home made, in cerca di una meta lungo quel fiume nebbioso che già conosciamo dal trailer.

Coraggio, intraprendenza e speranza sanno rendere meno buia una lotta, forzatamente cieca, contro l’ignoto e la follia del mondo? La risposta può diventare positiva, anche al di fuori del film nella nostra vita, se si è disposti a muoversi fisicamente, a essere flessibili ed elastici mentalmente, a far leva sulla collaborazione e, soprattutto, a proteggere i figli della natura. Non solo uomini, ma anche uccellini in gabbia… .

Il messaggio di fondo generale, se davvero esiste, non è facile da decifrare, ma l’idea che forse sembra rimanere più di ogni altra è quella secondo cui coltivare la natura umana della protezione e sostenere la protezione umana della natura siano processi in grado di dare libertà, salvezza e garanzie per il futuro. Quasi a dirci che la nostra specie, ascoltando la natura e lasciandosi ispirare o guidare da essa, possa ambire non solo a una lunga sopravvivenza, ma anche e soprattutto a una vita migliore.
E ah, dettaglio, Netflix ha fatto nuovamente centro!

 

5 pensieri riguardo ““BIRD BOX”: LA FORTUNA È BENDATA

      1. Concordo con la tua scelta, e adesso mi rendo conto che anch’io ho fatto male a pubblicizzare indirettamente la cosa. Comunque, questo fenomeno la dice lunga sull’impatto che questo film ha avuto nell’immaginario collettivo. Grazie mille per la risposta e per il “Mi piace” (apprezzatissimo)! 🙂

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      2. Giusta considerazione riguardo l’impatto, in ogni caso grazie a te di cuore per la piacevolissima visita! Oltretutto mi mancava un po’ di interazione nel blog, e spero qui di iniziare, con questo 2019, un percorso rinnovato di scrittura e di lettura, specie in spazi come il tuo! 🙂

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      3. Nel mio blog sei sempre il benvenuto! E se vuoi ricevere più commenti, devi essere tu per primo a commentare a tutto spiano negli altri blog: è il modo migliore per farsi conoscere in giro, e cominciare a formarsi lentamente un proprio pubblico. Buona serata! 🙂

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